Fonte "7 cannelle"

Il "Monumento all'Acqua".

 

Il primo documento scritto in cui si hanno notizie indirette dell’esistenza della fonte è una risoluzione del consiglio comunale, datata 1307, in cui si decide la costruzione di una porta “in quartierio Sancti Francisci ad trivium cannellorum”, ossia nel quartiere di San Francesco, al trivio delle cannelle.

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Nei secoli passati la sua importanza si mantenne; più volte fu restaurata e migliorata e ogni amministratore che vi metteva mano lo lasciava detto con le epigrafi e gli stemmi affissi sull’edificio.

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Sulla facciata un’incisione del 1568 ricorda che

Alessandro Pallantieri
ottimo Governatore, estirpatore
dei banditi e di tutti i delinquenti,
sedò le discordie e curò il restauro
di questa fonte e dell’acquedotto
che erano pressoché distrutti,
sedente Pio V Pontefice Massimo,
nell’anno 1568.                                                                    

 

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Questa fonte rappresentava un “monumento all’acqua” davvero prezioso per la gente e per gli amministratori del tempo che la proteggevano anche con la legge. Lo dimostra un’incisione del 1658, che ancora si intravede fra le frasche della parete di sinistra, che recita:  “Persona alcuna non ardisca di abbeverare bestie nella fonte sotto pena della perdita di esse, né guastare cannelle, condotti né catene e colonne di essa fonte né lavarsi panni, né cosa altra sporca sotto pena di scudi dieci, della frusta e della refattione del denaro”.

 

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Grande cura e rispetto per la purezza delle acque, indispensabile dati i tempi di frequenti epidemie e pestilenze, ma anche adesso l’acqua è limpidissima la fontana è pulita e anche il pavimento: né una cartaccia, né una sporcizia.

Attualmente la fonte è lunga dieci metri e mezzo, ha volte a crociera e un portico con due grandi archi a tutto sesto sul lato lungo e due più piccoli sui lati corti. Il muro di fondo è decorato con archi acuti trilobati nei cui peducci un tempo erano collocati i mascheroni bronzei da cui sgorgava l’acqua.

una bellissima fotogentilmente concessa da Marco Lorenzetti

 

 

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